A cura della redazione

martedì 28 maggio 2013

I consigli di questa guida non sostituiscono le indicazione dei curanti

lunedì 27 maggio 2013


Opera di Paola Delfino pdelfinoarte@gmail.com
Un saluto a chi vorrà interagire in questo blog.
Punto di incontro tra  chi ha interesse alle cure palliative.

Leonardo Terzoli

Redazione:   I.Barba - S.Bencivenga - M.Cellai - A.Ferraccioli - C.Kyellberg - A.Ranucci - S.Romeo - E.Terzoli

Segretaria di redazione: S.Salvati

leonardoterzoli@libero.it  

                                                                  PRESENTAZIONE  

                                          
        

Guida pratica di cure palliative per la famiglia

Quando in casa c'è da assistere un familiare in fase avanzata di malattia, nonostante l'aiuto di equipe specialistiche,  spesso siamo colti da dubbi, piccoli o grandi, che procurano ansia e preoccupazione.
Per questo motivo l'idea di pubblicare una guida facilmente consultabile on-line. 

La flebo (fleboclisi)
  • L'accesso venoso periferico
  • L'accesso venoso centrale
  • Il catetere vescicale
  • L'alimentazione
  • L'idratazione
  • La mobilizzazione 
  • Come parlare con il paziente

 LA FLEBOCLISI

E' pratica diffusa, ma in caso di malati gravi a volte giustamente  limitata. Si utilizza per infondere farmaci attraverso una vena (periferica o centrale) o attraverso il sottocute. Trova anche indicazione per idratare il paziente, ma non per nutrire come erroneamente creduto. Il liquido infuso è in genere una soluzione salina oppure glucosata.
La pratica è praticamente esente da pericoli. Una paura ingiustificata , ma frequente, è quella che alla fine della flebo se non si interviene per chiuderla, rimuoverla o sostituirla possa entrare aria.
Può capitare che il flusso si arresti, non vediamo più la goccia scendere nel piccolo serbatoio posto sotto il flacone di vetro (oggi anche di plastica) ed in questo caso per porre rimedio dobbiamo verificare alcune cose ed intervenire successivamente con alcune facili manovre.

PROBLEMI

La goccia non scende

Possibili cause:

  1. La piccola valvolina posta nel contagocce è chiusa (rotellina celeste in alto a sinistra nella foto)
  2. Il rubinetto (stringi tubo) del deflussore è chiuso
  3. Il deflussore è piegato su stesso lungo il decorso
  4. L'ago o l'ago-cannula o il butterfy sono ustruiti
Soluzioni:

  1. Aprire la valvolina posta alla sommità del contagocce (gocciolatore) che si trova subito al di sotto del flacone di vetro.
  2. Aprire il rubinetto (stringi tubo) che si trova lungo il deflussore che in genere è costituito da una rotellina che spinta verso il basso strozza il deflussore. 
  3. Rimuovere la piega del deflussore
  4. Effettuare un lavaggio con soluzione fisiologica attraverso l'ago dopo aver rimosso il deflussore






L'ago non è più in vena

Possibile cause:

  1. Strappo accidentale sul deflussore
  2. Distacco dei cerotti di ancoraggio
Soluzioni: 
  • Chiamare il personale infermieristico
  • Se nel punto di inserimento dell'ago  fuoriesce sangue, in attesa del personale, applicare un tampone di cotone con disinfettante.





Un consiglio: raccogliere gli aghi usati in una bottiglia  di plastica vuota, per non  correre il rischio di punture accidentali.


Il gocciolamento è troppo lento

Possibili cause:

  1. L'ago non è in vena, ma nel sottocute
Soluzioni:

  1. Se prima era in vena chiamare il personale per riposizionare
  2. Se già dall'inizio era in sottocute non costituisce un problema

L'ACCESSO VENOSO PERIFERICO

E' rappresentato dall'inserimento di un ago in una vena periferica più frequentemente alla piega del gomito, ma se l'ago deve rimanere in sede per qualche tempo allora si preferiscono altre zone: la mano,  il piede (mene frequente), l'avambraccio ecc..
I presidi più usati sono l'ago-cannula ed il butterfly.





Ago non pervio (ostruito)


Problemi:

  1. ostruzione dell'ago con residui ematici
  2. dislocamento dell'ago
Soluzioni: 
  1. effettuare lavaggio con soluzione fisiologica 5 ml con l'aggiunta di eparina se disponibile
  2. chiamare personale infermieristico e tamponare con disinfettante
La soluzione eparinata si prepara aspirando mezzo cc. di eparina e soluzione fisiologica sino a 10 cc.










L'ACCESSO VENOSO CENTRALE

Si tratta di un sistema a permanenza di cui esistono varie tipologie. Sono di facile gestione domiciliare ma richiedono attenzione, sia per l'asepsi (sterilità) che per il mantenimento della pervietà tramite lavaggi. Sono utilizzati per infondere farmaci e liquidi e per l'alimentazione parenterale.









IL CATETERE VESCICALE


Il catetere vescicale è un presidio che permette di svuotare la vescica dalle urine. E' spesso utilizzato in medicina di palliazione anche per mantenere adeguate condizioni igieniche.


  Catatere vescicale



Problemi:


Nella busta di raccolta non ci sono urine. Due sono i motivi che giustificano tale eventualità: la non produzione da parte dei reni (evento grave) o l'ostruzione del catetere. Nel primo caso l'intervento è medico (opportuna terapia), nel secondo si può intervenire con un lavaggio vescicale. Il catetere si ostruisce per la presenza di sedimenti o coaguli.


    Soluzioni:

    Separare il catetere dal tubo di plastica che porta alla busta di raccolta ed introdurre lentamente con lo schizzettone 50 ml di soluzione fisiologica sterile, poi aspirare. Se non si ha risultato provare una seconda volta, poi chiamare il personale medico-infermieristico.



     


    Consigli: 

    a) Non alzare ma i la busta di raccolta delle urine oltre il livello del catetere onde evitare il  reflusso in vescica.
    b) Evitare lavaggi inutili.
    c) Mantenere la busta di raccolta in un sacchetto di plastica.
    d) Mantenere pulito tutto il percorso esterno, dal catetere alla busta di raccolta.